La sedia che cammina e sale le scale: Toyota riscrive l'accesso quotidiano

Dalla mappa 3D al controllo vocale, Walk Me, il concept a quattro “arti” di Toyota, affronta scale e ostacoli per restituire autonomia a chi non ce l'ha

di Greta Rosa - 11/11/2025 09:31

Al Japan Mobility Show 2025 Toyota ha mostrato Walk Me, un concept che rovescia il dogma della mobilità assistita: una sedia senza ruote, ma con quattro arti robotici che camminano. L’obiettivo è restituire autonomia a chi ogni giorno si scontra con barriere architettoniche come scale, marciapiedi alti, pavé e corridoi stretti. Un’idea concreta di inclusione, che nasce dentro la traiettoria di ricerca di Toyota sull’assistive mobility.

La meccanica è ispirata alla locomozione animale: le quattro “gambe” si piegano e si sollevano in modo indipendente, testano l’altezza del gradino, spostano il baricentro e avanzano con passo regolare su superfici irregolari. L’estetica segue la funzione: materiali morbidi rivestono attuatori e sensori, rendendo l’oggetto familiare, meno “medicale”. Il risultato, nelle dimostrazioni, è una seduta che sale le scale, affronta ghiaia e dislivelli, e all’occorrenza solleva l’utente per facilitare l’ingresso in auto.

Un concentrato di tecnologia

Sotto la scocca lavora la parte “intelligente”: LiDAR e radar mappano l’ambiente in 3D, i sensori di peso verificano che l’utente sia centrato prima di ogni manovra, i sistemi anti-collisione fermano il movimento se una persona o un ostacolo attraversano la traiettoria. Se qualcosa scompensa l’assetto, software e attuatori ricalibrano base e inclinazione. Il controllo è multipiattaforma: maniglie con pulsanti e rotazioni per sterzare, interfaccia digitale sull’appoggio braccio con autonomia e distanza, o comandi vocali (come "cucina”, o “più veloce”) per impostare percorso e passo. L’alimentazione è affidata a una batteria compatta, progettata per coprire l’intera giornata e ricaricare a fine sera da una comune presa.

C’è poi l’aspetto pratico: Walk Me si piega. Un comando richiama telescopicamente le gambe, le “ginocchia” si ripiegano e in circa mezzo minuto la struttura si compatta fino a dimensioni da bagaglio a mano, pronta per il baule o per essere riposta accanto a un mobile. Alla riaccensione, estende gli arti, ricalibra l’equilibrio e riprende a camminare. È un dettaglio non secondario, perché l’accessibilità funziona davvero quando convive con gli spazi reali delle case e delle città.

Walk Me resta un prototipo, senza prezzo né date di produzione. Ma il contesto è preciso: Toyota sta portando avanti, anche attraverso Woven City, un laboratorio urbano dove testare robotica, veicoli autonomi e servizi di micromobilità progettati attorno alle persone. Una “sedia che cammina” non è quindi un vezzo futuribile, ma un pezzo di un puzzle più ampio, che vede una mobilità più umana, capace di trasformare barriere ostinate in percorsi possibili.