Il primo "robot phone" al mondo: un gimbal integrato che guarda, segue e decide

Honor sperimenta un form factor inedito con modulo mobile e visione AI. Meccanica, consumi e governance dei dati restano incognite. Arriverà davvero? Ne sapremo di più al MWC 2026

di Redazione - 16/10/2025 15:52

Honor ha chiuso il lancio cinese dei nuovi Magic8 e Magic8 Pro con una sorpresa: il primo Robot Phone della storia, almeno nelle intenzioni. Non parliamo di un semplice concept estetico, ma di un form factor inedito che mette insieme AI multimodale, funzioni robotiche e imaging mobile avanzato. L’azienda lo inserisce nella cornice dell’Alpha Plan, la maxi-strategia da 10 miliardi di dollari con cui punta a costruire un ecosistema di dispositivi AI e a guidare l’evoluzione dallo smartphone all’AI phone, fino, appunto, al Robot Phone.

Per ora esiste solo un video teaser realizzato con l'AI e non è stato mostrato alcun prototipo fisico. Eppure il messaggio è chiaro: la casa cinese immagina il telefono del futuro come qualcosa che percepisce l’ambiente, si adatta ed evolve, fino a diventare, a suo dire, un vero e proprio "compagno emotivo". Una visione affascinante e un po’ distopica, perché sposta il baricentro dall’oggetto-strumento all’oggetto-agente, capace di interagire autonomamente con il mondo.

Il “braccio gimbal” che trasforma lo smartphone

Nel filmato si intravede un telefono con un comparto fotocamere tradizionale affiancato da un piccolo braccio motorizzato (simile a un gimbal) che ospita l’ottica principale. A riposo resta incassato e protetto, ma quando entra in azione sporge dal corpo e permette all’obiettivo di orientarsi liberamente, cambiare prospettiva e ribaltarsi verso il volto per l’autoscatto. L’idea non è quella di un accessorio esterno, ma di una parte strutturale del dispositivo: una micro-meccanica che sposta l’asse dell’imaging dal “correggere lo scatto” al “cercare l’inquadratura” in modo attivo. 

È qui che il Robot Phone prova a distinguersi dagli attuali AI phone: l’intelligenza non è solo nel modello linguistico o nell’assistente, ma abita un elemento meccanico capace di modificare la relazione tra utente, telefono e contesto. Se l’AI oggi organizza, riassume, crea, quindi, domani potrebbe anche guardare, scegliere e muoversi.

Tra ambizione e realtà: cosa manca (e cosa aspettarsi)

Oltre all’hype, restano alcune incognite. Honor parla di intelligenza multimodale, funzioni robotiche e self-evolving AI (dispositivi che migliorano nel tempo grazie all’apprendimento): promesse ambiziose che richiedono hardware, sensori, consumi e dissipazione da gestire in spazi ristretti. Manca ogni dettaglio su specifiche tecniche, software, durata della batteria, resistenza meccanica del braccio gimbal e, tema cruciale, privacy e governance dei dati visivi. Se un telefono può “osservare” l’ambiente in autonomia, quando e come lo fa? Con quali interruttori fisici e garanzie per l’utente?

Dal canto suo, la casa cinese promette ulteriori informazioni al Mobile World Congress 2026 a Barcellona. È presto per dire se sbarcherà davvero sul mercato, ma l’idea che un telefono-robot possa muoversi per inquadrare meglio il mondo, capire ciò che vede e agire di conseguenza apre un fronte nuovo, a metà tra fotografia computazionale e meccatronica tascabile. Di sicuro, in un mercato spesso prevedibile, è una proposta che rompe gli schemi.

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