Il primo computer biologico con neuroni umani che sfida l'intelligenza artificiale

CL1 è un computer organico basato su reti neurali umane coltivate in laboratorio che apprende dinamicamente, consumando un decimo dell'energia dell'AI tradizionale

di Redazione - 14/03/2025 12:30

Un computer che utilizza neuroni umani al posto dei tradizionali chip di silicio. Non si tratta di fantascienza, ma di CL1, il primo sistema di Intelligenza Sintetica Biologica (SBI) sviluppato dall'australiana Cortical Labs, lanciato ufficialmente a Barcellona il 2 marzo e già in commercio. Un dispositivo che vuole stravolgere il mondo dell'intelligenza artificiale con un approccio radicalmente diverso: più dinamico, sostenibile ed energeticamente efficiente rispetto ai sistemi tradizionali.

La tecnologia: neuroni umani come hardware

Il funzionamento di questo biocomputer è tanto affascinante quanto rivoluzionario. Al posto dei convenzionali chip di silicio, CL1 utilizza neuroni umani coltivati in laboratorio a partire da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC). Queste cellule vengono posizionate su un array di elettrodi planari - essenzialmente "metallo e vetro" - dove 59 elettrodi creano la base per una rete neurale stabile, offrendo all'utente un elevato grado di controllo nell'attivazione di questa rete biologica.

Il sistema è dotato di un'unità di supporto vitale rettangolare che mantiene le cellule in condizioni ottimali, connessa a un sistema software che permette di operare in tempo reale. Come spiega il dottor Brett Kagan, Chief Scientific Officer di Cortical Labs, in un articolo di New Atlas: "Il circuito di perfusione funge da sistema di supporto vitale per le cellule - ha filtrazione per i prodotti di scarto, controllo della temperatura, miscelazione di gas e pompe per mantenere tutto in circolazione".

La magia di questo sistema risiede nella sua capacità di apprendimento: attraverso stimoli elettrici e input esterni, i neuroni formano autonomamente connessioni efficienti per lo scambio di informazioni. Un esempio concreto di questa capacità è stato dimostrato nel 2022, quando il team ha insegnato a una versione precedente del sistema a giocare a Pong, facendo headlines in tutto il mondo.

Applicazioni e potenziale rivoluzionario

Con un prezzo di lancio di circa 35.000 dollari - significativamente inferiore ai circa 85.000 dollari delle tecnologie comparabili - le prime unità di CL1 saranno spedite già a giugno 2025, complete di tutto il necessario per mantenere in vita le cellule. Ma l'innovazione non si ferma qui: Cortical Labs sta assemblando un server stack di reti neurali biologiche di prima generazione, che ospiterà 30 unità individuali.

"Stiamo offrendo 'Wetware-as-a-Service' (WaaS)", ha dichiarato il fondatore e CEO Dr. Hon Weng Chong, spiegando che i clienti potranno sia acquistare il biocomputer CL1 direttamente, sia semplicemente comprare tempo sui chip, accedendovi da remoto per lavorare con la tecnologia cellulare tramite cloud.

Il potenziale di questa tecnologia è immenso, soprattutto nel campo della ricerca medica e scientifica. "La maggior parte dei farmaci per malattie neurologiche e psichiatriche che entrano nella fase di sperimentazione clinica fallisce, perché c'è molta più sfumatura quando si tratta del cervello - ma è possibile vedere quella sfumatura quando si testa con questi strumenti", ha spiegato Kagan. Il team spera che questa tecnologia possa sostituire significative aree di sperimentazione animale, un obiettivo eticamente importante.

Verso il "Cervello Minimo Vitale"

Mentre il lancio di CL1 rappresenta un primo passo importante, il team di Cortical Labs sta già lavorando alla prossima fase dell'Intelligenza Sintetica Biologica: il concetto di "Minimal Viable Brain" (MVB), o "Cervello Minimo Vitale". Questo progetto mira a bioingegnerizzare un "cervello" simile a quello umano con la minima quantità di differenziazione cellulare superflua, ma con la complessità che una rete neurale composta da tipi di cellule omogenee non può avere.

"Sarebbe essenzialmente i componenti biologici chiave che permettono a qualcosa di elaborare informazioni in modo dinamico e reattivo, secondo principi fondamentali", ha spiegato Kagan. Un singolo neurone può fare molto, ma non può, ad esempio, navigare in un ambiente. I cervelli funzionanti più piccoli che conosciamo hanno 301 o 302 neuroni - a seconda di chi chiedi - e si trovano nel C. elegans. Ma ciascuno di quei neuroni è altamente specifico.

Con un intero rack di unità CL1 che utilizza solo circa 850-1000 W di energia, è completamente programmabile e offre un'interfaccia di stimolazione e lettura bidirezionale, questa tecnologia rappresenta potenzialmente l'alba di una nuova era nel campo dell'intelligenza artificiale - o meglio, biologica.

"L'SBI è intrinsecamente più naturale dell'AI, poiché utilizza lo stesso materiale biologico - i neuroni - che sostiene l'intelligenza negli organismi viventi", ha concluso il team di Cortical. "Sfruttando i neuroni come substrato computazionale, l'SBI ha il potenziale per creare sistemi che esibiscono forme di intelligenza più organiche e naturali rispetto all'AI tradizionale basata sul silicio".