Anche il formaggio si evolve, tecnologicamente. Ma non stiamo parlando di processi di produzione o stoccaggio, bensì del tracciamento. A darne notizia il Consorzio Parmigiano Reggiano che, per fronteggiare un florido mercato dei falsi, ha deciso di utilizzare dei piccoli microchip che verificano la loro autenticità.
I fake che dilagano
Il Parmigiano Reggiano ha conquistato il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) nel 1996: qualsiasi altra versione prodotta al di fuori dell'area designata non può definirsi tale. Nonostante ciò, il mercato del Made in Italy contraffatto è più che mai remunerativo e il consorzio ha stimato un fatturato annuo dei Parmigiani Reggiani finti di 1,84 miliardi di euro.
Una cifra astronomica e non lontana dal giro di affari di quelli originali che, lo scorso anno, ha toccato la cifra record di 2,9 miliardi di euro. Secondo Coldiretti, oltre due terzi dei prodotti alimentari italiani diffusi nel mondo sono falsi.
Chip e blockchain
Il progetto pilota sul Parmigiano Reggiano ha funzionato grazie ai piccolissimi dispositivi della p-Chip Corporation (società americana con sede a Chicago) che sono stati inseriti nella crosta e hanno permesso alle forme di viaggiare con un ricco carico di informazioni sulla loro provenienza, produzione, stagionatura e così via. Insomma, un passaporto impossibile da contraffare grazie alla tecnologia blockchain.
"Continueremo a lottare con nuovi metodi", ha dichiarato Alberto Pecorari del Consorzio Parmigiano Reggiano al Wall Street Journal. "Non ci arrenderemo".