Neuralink cerca volontari per testare i suoi chip sul cervello umano

L'azienda di Elon Musk ha ottenuto il permesso dalla FDA per avviare le prime sperimentazioni umane e ha aperto le candidature

di Greta Rosa - 22/09/2023 18:40

In pochi gli avevano dato fiducia, quando nel 2017 annunciava con il petto gonfio e l'ormai nota aria di sfrontatezza convinzione che la sua Neuralink, all'epoca l'ennesima nuova startup in sua orbita, da lì ai successivi quattro/cinque anni avrebbe prodotto dispositivi da impiantare nel cervello umano. Con quale obiettivo? Chi conosce la filosofia sposata da Elon Musk, seguace del transumanesimo, non tarda ad arrivarci: spingere la mente umana all'ennesima potenza, irrobustirla per non piegarsi all'incedere dell'intelligenza artificiale (di cui al tempo si parlava ancora poco) e crearne una "fusione" per evitare che lei, tra le maggiori minacce per l'uomo odierno, agisca in maniera incontrollata e finisca per sottometterlo.

Per avere una chiave di lettura meno distopica (e uno scopo più nobile), l'interfaccia neurale sviluppata da Neuralink punta, nel breve termine, ad aggirare le gravi patologie neurologiche e conseguenti paralisi aiutando chi ne soffre a recuperare parte delle abilità motorie e comunicative. Prima di arrivare a tale fase, la tecnologia dell'azienda si "limiterà" a far dialogare il cervello umano con un computer, permettendo all'individuo di spostarne il cursore o di utilizzare la tastiera con la sola "forza del pensiero".

Aperte le candidature

Dopo un lungo periodo di sperimentazione sugli animali (subissato dalle polemiche) e dopo aver ottenuto il via libera dalla Food and Drug Administration per l'avvio dei test sugli esseri umani, l'azienda ha da poco annunciato di aver ufficialmente aperto le candidature: AAA cercasi persone affette da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o da tetraplegia causata da lesioni al midollo spinale disposte a sottoporsi al primo studio di Neuralink da mettere in pratica direttamente sul cervello umano.

Lo studio si chiama PRIME e ha una durata di 18 mesi per ogni paziente, cui seguirà un follow up a lungo termine esteso sui successivi cinque anni. 

Come funziona l'inserimento dell'impianto

Sono tre gli elementi cardine di questo studio: l’impianto (chiamato N1), ovvero l’interfaccia cervello-computer da installare nel cranio umano, avvolta da un involucro biocompatibile iper resistente e munita di una piccola batteria caricabile in modalità wireless dall’esterno tramite un caricabatterie induttivo e chip all’avanguardia personalizzati. L’impianto è dotato di 64 fili sottilissimi e flessibili come capelli, un aspetto fondamentale per evitare danni all'organismo, i quali contengono 1024 elettrodi. Gli elettrodi intercettano ed elaborano i segnali neurali e li trasmettono in modalità wireless all’applicazione Neuralink.

I fili dell’impianto, tuttavia, sono talmente sottili che non possono essere inseriti da una mano umana: qui subentra l'intervento del robot chirurgico R1 composto da un corpo principale, una testa con cinque sistemi di telecamere, sensori e ottiche e un ago più sottile di un capello umano che afferra, inserisce e rilascia i fili nell'area cerebrale interessata.