Il grande evento internazionale appena tenutosi a Berlino era l’occasione che Xiaomi attendeva da tempo per mostrare al mondo due pezzi importanti del suo piano 2024: da un lato c’era la necessità di presentare la nuova collezione autunno-inverno del suo sterminato catalogo di prodotti (fra questi smartphone, smartwatch, smartband, cuffiette, Tv e aspirapolveri robot), dall’altro c’era la volontà di lasciare un'impronta molto marcata sul terreno più battuto dai produttori tech di questi tempi: quello dell’intelligenza artificiale (Ai).
Intendiamoci. Non è la prima volta che il colosso cinese parla di prodotti dall’alto quoziente intellettivo, mai prima di oggi - però - lo aveva fatto con questo livello di enfasi e centralità. Lo si è capito una volta per tutte con la presentazione della nuova 14T Series, uno famiglia di smartphone derivata dall’omonimo flagship (del quale vi abbiamo parlato qui) nel quale l’Ai è protagonista a vari livelli.
Dove vai se l'intelligenza non ce l'Ai
L’idea di base che ha animato Xiaomi nello sviluppo del suo primo prodotto Ai-centrico è che la potenza computazionale che oggi possiamo avere fra le mani acquistando un prodotto tascabile come lo smartphone consente l'elaborazione di modelli davvero complessi e in poco, pochissimo tempo. Questa esuberanza è racchiusa nell’area più intima dei dispositivi, quella dei processori, laddove si sta giocando la sfida competitiva con gli altri produttori. Soprattutto su quei versanti - si pensi alla fotografia - nel quale il livello di elaborazione si fa sempre più spinto.
Xiaomi ne è consapevole tanto da aver creato una vera e propria piattaforma di fotografia computazionale (Xiaomi AISP, la AI LM basata su FusionLM) che promette di aumentare la gamma dinamica, di ridurre il rumore (soprattutto in condizioni di scarsa luminosità), di migliorare pure le prestazioni in HDR attraverso l’elaborazione di enormi dati grezzi.
L’elaborazione avanzata diventa evidente laddove le immagini presentano tutta una serie di specificità mutuate dalla fotografia tradizionale, ad esempio i ritratti. L'Ai, spiega Xiaomi, non solo rileva il volto e le altre parti rilevanti del soggetto nel ritratto per separare meglio il soggetto dallo sfondo, ma migliora le caratteristiche del volto, come il tono della pelle, la luminosità e i dettagli, L'Ai, inoltra, analizza la distanza del soggetto rispetto allo sfondo e crea una sfocatura graduale, imitando l'effetto di obiettivi fotografici professionali, il cosiddetto bokeh.
Dal cloud (e da Google) un boost alle applicazioni generative
Laddove la potenza del dispositivo non è sufficiente a elaborare i modelli di intelligenza artificiale si può sempre ricorrere al cloud, precisa Xiaomi. Che mostra sullo schermo della 14T Series tutte quelle applicazioni di estrema praticità che abbiamo già imparato a conoscere altrove e nelle quali l’Ai si comporta come una sorta di assistente magico. Ecco allora che lo smartphone diventa traduttore in tempo reale per interazioni faccia a faccia, telefonate o riunioni online, trasforma la voce in testo, riconoscendo la persona che parla, genera note e riepiloghi automatici, modifica le immagini cancellando oggetti/soggetti indesiderati o generando porzioni di campo mai esistite (o perlomeno, mai fotografate).
Come su altri dispositivi Android c'è poi l'ausilio dei modelli forniti da Google: sugli Xiaomi della Serie 14T - come sul Google Pixel e sul Samsung Galaxy S24 - ad esempio è possibile cercare istantaneamente tutto ciò che transita sul telefono senza dover cambiare app ma semplicemente cerchiando l'oggetto con un dito (il cosiddetto Circle to Search). Oppure passare all'app di Gemini, il chatbot sviluppato da Mountain View sulla falsariga di ChatGPT, per ricevere assistenza nella scrittura, nell'apprendimento, nella pianificazione e altro ancora.
Un punto di partenza
Quanto visto è chiaramente solo il primo passo di una strategia più complessa che ha bisogno di tempo per essere diffusa a tutti ma al tempo stesso affinata. Se sul piano dell'accessibilità i super poteri dell'intelligenza artificiale restano confinati a una piccola fetta di prodotti - si parte per il momento con il già citato Xiaomi 14T e il nuovo pieghevole Mix Flip ma l'obiettivo è estendere il raggio d'azione a un numero sempre maggiori di dispositivi (anche progressi, purché attrezzati a dovere in termini di potenza di calcolo) - sul piano delle funzionalità Xiaomi cercherà di ritagliarsi il suo spazio competitivo sia attraverso l'elaborazione di nuovi modelli, sia attraverso l'ottimizzazione dei modelli esistenti.
Ma l'aspetto forse più interessante risiede nello sconfinamento verso altre aree merceologiche. Xiaomi è fra le poche multinazionali dell'elettronica di consumo a poter spaziare in diverse categorie di prodotto, dagli smartphone agli elettrodomestici finanche alla freschissima auto elettrica. E ha da poco annunciato un sistema operativo trasversale (HyperOS) che promette di armonizzare l'esperienza d'uso fra i diversi device del proprio ecosistema.
L'Ai, è facile prevederlo, sarà il leit motiv di tutti i prossimi annunci del brand, quel che resta da capire è in che modo Xiaomi saprà rendere la sua proposta più intelligente (ed efficace) rispetto a quella di una concorrenza che su questo specifico ambito appare più agguerrita che mai.