Il mondo del food delivery perde un altro pezzo in Italia. Nelle scorse ore Getir ha fatto sapere di volersi concentrare sui principali mercati (UK, Stati Uniti e Germania) e abbandonare quelli poco profittevoli, tra cui anche Italia, Spagna e Portogallo.
Nel nostro Paese Getir è attiva da qualche tempo ma soltanto a Milano, Roma e Torino, forte di una serie di supermercati non aperti al pubblico, dove i rider si riforniscono, e una flotta di mezzi elettrici a due ruote.
La terza a mollare in un anno
Getir non è la sola ad aver avuto tale sorte: un anno fa è toccato a Gorillas, che ha lasciato a casa 570 dipendenti, e a giugno è stato il turno di Uber Eats che, invece, ha interessato 50 dipendenti (e chissà quanti rider autonomi). I motivi sono sempre gli stessi, dunque un mercato poco attraente dopo l'emergenza della pandemia e difficoltà ad impensierire i due colossi Just Eat e Glovo.
La startup turca ha comunicato così la chiusura e il licenziamento di 370 dipendenti, di questi l'87% sono rider e il 13% personale d'ufficio. I sindacati adesso sono sul piede di guerra dopo la doccia fredda, in una nota le sigle Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato: "Nulla di nuovo in un settore, quello del food delivery, che vede un susseguirsi di crisi aziendali con migliaia di lavoratori lasciati letteralmente a piedi. Una bolla che sta scoppiando sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Centinaia di famiglie che, da un giorno all’altro vedono messo in discussione il loro futuro".
Che fine faranno i rider?
Viene da chiedersi cosa succederà ai più deboli della filiera, i rider, con la bolla del settore che appare ormai più che scoppiata. Con l'uscita di tre realtà di questo calibro si saranno ridotte le possibilità di impiego di tanti che in questi anni si sono lanciati nel food delivery.