L'evoluzione della fotografia su smartphone dopo venticinque anni

Dal primo prototipo del 1997 agli smartphone ultra moderni dei giorni nostri: come la tecnologia ha cambiato la fotografia in mobilità

di Gabriele Arestivo - 21/09/2024 10:28

Era il 1997 e i telefonini esistevano già, ma erano stati concepiti con un unico scopo: fare e ricevere telefonate. Un ingegnere francese, tale Philip Kahn, sviluppo in quei mesi un rudimentale cameraphone, un primo prototipo realizzato in casa per immortalare dalla stanza di ospedale la nascita del proprio figlio e mandarla (in mobilità) a parenti e amici. Un semplice esperimento che anticipò di qualche mese perfino le multinazionali. 

Al netto dei primi, storici, giochi passatempo, furono infatti due le evoluzioni che cambiarono completamente il destino di questi dispositivi: la fotografia e internet. 

La "rete" in mobilità arrivò proprio in quegli anni, nel 1996, grazie al mitico Nokia 9000 Communicator, mentre per la fotografia si dovette attendere ancora un po', fino al lancio commerciale del Visual Phone della giapponese Kyocera nel 1999. Unico sensore di immagine frontale da 0,1 megapixel e telefonino in grado di immagazzinare fino a 20 foto in jpeg. 

Dal 1997 a oggi

Caratteristiche che fanno sorridere se pensiamo a cosa offrono oggi i migliori smartphone di fascia alta. Basta guardare le foto che siamo stati in grado di scattare questa estate con un Xiaomi 14 Ultra, un dispositivo mobile concepito per accontentare gli appassionati di fotografia e video più esigenti che oggi utilizzeremo come esempio.  

A dimostrazione – infatti – la casa cinese ha perfino sviluppato un modulo aggiuntivo che si aggancia al telefono per trasformarlo in una vera e propria fotocamera, con ghiera personalizzabile e impugnatura professionale.

I cinque componenti di questa evoluzione

La verità è che in questi 25 anni abbiamo assistito a un vero e proprio salto quantico che ha coinvolto i 5 grandi componenti che fanno parte dell’ossatura tecnologica di un dispositivo: il sensore d'immagine, le lenti, il processore e il software. 

1. Sensore d’immagine: dalla base ai megapixel

Nel 1999, il Kyocera VP-210 utilizzava un sensore CMOS VGA da 0,11 megapixel, sufficiente solo per immagini a bassa risoluzione. Oggi, il Xiaomi 14 Ultra integra un sensore da 50 megapixel, capace di catturare ogni dettaglio con una chiarezza straordinaria. La tecnologia moderna come il pixel binning consente di migliorare la sensibilità alla luce, offrendo foto eccellenti anche in condizioni di scarsa luminosità.

2. Lenti: dall’essenziale alla perfezione ottica

Le lenti sono uno degli aspetti che hanno subito le trasformazioni più evidenti. Se il Kyocera Visual Phone VP-210 aveva una lente singola, lo Xiaomi 14 Ultra offre un sistema a più lenti con obiettivi principali, teleobiettivi e ultra-grandangolari. Grazie alla collaborazione con Leica, questo smartphone copre una gamma di focali impressionante e permette di ottenere effetti visivi come il bokeh che prima erano riservati solo alle fotocamere professionali.

3. Processori d’immagine: l’intelligenza dietro lo scatto

Nei primi telefoni con fotocamera, come il Kyocera VP-210, i processori d’immagine erano molto basici, incapaci di gestire funzioni complesse. Xiaomi 14 Ultra, invece, integra processori avanzati che supportano tecnologie come l’HDR e la stabilizzazione video, garantendo immagini nitide e video in alta risoluzione fino a 8K.

4. Software: il cuore della fotografia mobile

Il software è oggi il vero punto di forza degli smartphone. Nel 1999, il Kyocera VP-210 offriva funzioni limitate, mentre lo Xiaomi 14 Ultra è dotato di un software avanzato con funzionalità di editing, modalità ritratto, panorama e miglioramento automatico delle immagini. La nuova modalità Movie permette anche di registrare video con un look cinematografico.

5. Intelligenza artificiale

Se nel 1999 l’intelligenza artificiale era inesistente, oggi Xiaomi 14 Ultra (e mogli degli ultimi smartphone in commercio) sfrutta algoritmi sofisticati per ottimizzare automaticamente le impostazioni di scatto. La AI riconosce le scene, migliora la nitidezza e regola le condizioni di luce, permettendo anche ai meno esperti di ottenere foto professionali.