Che Twitter potesse vivere un periodo di rinnovamento lo sapevamo già, d’altronde il neo acquirente Elon Musk è arrivato come un terremoto per dirigenza e utenza.
Dai proclami di “free speech” e il via libera alla sospensione degli account, come quello dell’ex Presidente Donald Trump, si è però passati ad una nuova fase, difficile da decifrare.
Il perché del primo ban di Musk
Lo stesso Musk, infatti, sta comunicando tramite cinguettii le nuove regole che hanno portato alla sospensione di un suo “nemico” giurato: il giovane Jack Sweeney, responsabile di aver creato un bot che twittava tutti gli spostamenti del suo jet privato (@ElonJet).
Entrambi gli account sono stati sospesi dalla piattaforma, nonostante lo stesso miliardario avesse già dichiarato che non lo avrebbe fatto qualora fosse passato al comando del social.
Ma un episodio avvenuto a Los Angeles nei giorni scorsi gli ha fatto cambiare idea: uno stalker ha inseguito e fermato una delle sue auto con a bordo il figlio Lin X (sì, questo è il suo nome). Da allora Musk ha cambiato rotta, bannato Sweeney, annunciato una causa legale (visto che @ElonJet “vive” su tante altre piattaforme) e imposto una regola che proibisce a chiunque di condividere informazioni sulla posizione in tempo reale di altre persone.
Nella mischia sono finiti tanti giornalisti
Su questa scia sono stati sospesi gli account Twitter di tanti giornalisti e freelancer, nomi noti dei principali periodici statunitensi come Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell del Washington Post, Matt Binder di Mashable e Micah Lee di Intercept.
La mossa non è piaciuta a molti, compresa l’Europa che, per voce della vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova, ha twittato:
“Le notizie sulla sospensione arbitraria dei giornalisti su Twitter sono preoccupanti. La legge sui servizi digitali dell’UE richiede il rispetto della libertà dei media e dei diritti fondamentali. Elemento rinforzato sotto il nostro Media Freedom Act. Elon Musk dovrebbe esserne consapevole. Ci sono linee rosse. E sanzioni, presto”.
Insomma, di libertà di parola su Twitter non se ne vede proprio molta di questi tempi.