Nell'area orientale di Napoli c'è un quartiere chiamato San Giovanni a Teduccio. Un agglomerato di case di periferia che resiste ai colpi del tempo e delle intemperie sociali, sorvegliato dallo sguardo di Maradona che si staglia fiero sulla fiancata di un palazzone e porta la firma dello street artist partenopeo Jorit. E, poco più lontano, dal Vesuvio.
In mezzo, fabbriche dismesse e cantieri della riconversione urbana svelano un passato industriale che in qualche modo ha conservato la sua linfa fino ad oggi. Proprio qui, sulle ceneri dell'ex polo della Cirio, che fece del capoluogo campano la sua sede nazionale fino agli anni Ottanta, si è insediata una delle realtà didattiche più interessanti del nostro Paese. Si chiama Apple Developer Academy e nasce nel 2016 dalla collaborazione tra il colosso di Cupertino e l’Università Federico II. Una finestra sul mondo per centinaia di giovani che, armati di estro digitale, trasformano ogni giorno il volto del quartiere in un laboratorio di innovazione. In Europa è l'unica di questo genere, nel mondo ce ne sono in tutto diciotto (quest'anno aprirà anche la sede di Bali, in Indonesia), per un totale di 16.000 alunni e più di 800 applicazioni sviluppate finora.
Il metodo Academy
L'Academy propone un percorso di formazione intensivo che fornisca agli studenti gli strumenti necessari per lanciarsi nel mondo dello sviluppo delle applicazioni e dell’imprenditoria digitale. Il programma, della durata di nove mesi, è aperto a tutti, senza alcun requisito di esperienza pregressa nel coding (l'unica richiesta è il diploma di scuola superiore). L’obiettivo è quello di trasformare le idee in prodotti digitali concreti, con un focus sull'ecosistema Apple e le app iOS, iPadOS, macOS, watchOS e anche visionOS.
Senza voti né giudizi, senza l'istituzionalità tipica degli atenei tradizionali. All'Academy esistono i "mentor", che sostituiscono la figura del professore e guidano gli studenti nel percorso di formazione mischiandosi con loro in un rapporto quasi paritetico, ma non per questo infruttuoso. E non si tengono lezioni frontali alla vecchia maniera: la parola che meglio descrive il metodo utilizzato tra le sue mura è "contaminazione". Di idee, culture, competenze e visioni.
L'apprendimento, poi, è sul campo: gli studenti lavorano a progetti di gruppo che simulano l'approccio di un team di sviluppo reale e danno vita a una media di tre, quattro applicazioni nel corso dell'anno scolastico. E non si tratta solo di coding: imparano a fare brainstorming, a disegnarle, a produrle e trasformarle in un potenziale business.
Con tanto di preparazione alla loro immissione sul mercato e proposizione a potenziali investitori. Il percorso, infatti, punta molto sulla creazione di startup e sulla possibilità di lanciare nuove imprese digitali dal respiro internazionale. Sì, perché la cosa curiosa è che il 54% dei download delle app dell'App Store avviene al di fuori del Paese d'origine dell'app stessa, il che permette ai futuri sviluppatori di raggiungere un pubblico prima di tutto globale, oltre che locale. E di avere successo, se l'idea è vincente: Sunlitt, l'applicazione che tiene traccia della posizione e dei movimenti del Sole ovunque e in qualsiasi momento, nasce proprio da ex studenti dell'Academy di Napoli.
Il futuro a portata di app
"L'Academy ti ridà quello che tu le dai", commenta Alessio, studente del primo anno che, appena maggiorenne, vanta due vittorie consecutive dello Swift Student Challenge, la competizione annuale con cui la Mela morsicata mette alla prova studenti e sviluppatori da ogni dove (in queste settimane sono aperte le candidature per l'edizione 2025).
Il senso è chiaro: più ti appassioni, più metti te stesso nelle app che impari a sviluppare e valorizzare, senza pensare all'agonismo o a qualsivoglia tipo di tornaconto, ma alla reale utilità e accessibilità delle stesse, maggiore sarà la loro credibilità. Vale un po' per tutto, verrebbe da dire, ma imparare in giovane età questa lezione forgia in positivo la coscienza e rimpolpa un bagaglio sempre utile per il futuro.
Al termine del percorso, molti studenti trovano lavoro in aziende tecnologiche, startup o grandi realtà internazionali. Altri decidono di fondare la propria impresa e sviluppare le proprie app o servizi. Ad oggi sono più di 2.000 gli studenti formati dall'Academy di Napoli dal 2016, con un'altissima percentuale di occupazione tra quelli che cercano lavoro nel settore freschi di diploma. Che non è, specifica Giorgio Ventre, direttore dell'Academy, un mero "pezzo di carta", ma un portfolio che non ha nulla da invidiare a quello di sviluppatori professionisti.
Oltre all'Academy c'è di più
A Napoli, oltre alla Developer Academy, Apple ha lanciato un ulteriore percorso di formazione avanzata per i diplomati: si chiama Pier, molo in inglese, e dà ai partecipanti l’opportunità di continuare la loro crescita professionale a tempo pieno, mettendoli in contatto diretto con aziende, enti pubblici e organizzazioni private per lavorare su progetti reali. Attraverso lo sviluppo di applicazioni e soluzioni digitali, gli studenti possono così applicare ancor più concretamente le competenze acquisite.
Parallelamente, ci sono anche i corsi Apple Foundations, una full immersion di quattro settimane che avvicina gli studenti ai principi fondamentali della programmazione con Swift, il linguaggio sviluppato da Apple. E fa da trampolino di lancio per future opportunità, sia all'interno dell’Academy stessa, sia nel settore della tecnologia e dello sviluppo software.
Insomma, un ecosistema tessuto a regola d'arte, quello dell'Academy, che ha reso San Giovanni a Teduccio un polo di eccellenza nel digitale, modello virtuoso da replicare altrove, possibilmente all'infinito. La sua vera lezione, impartita soprattutto a chi, come noi, ha avuto la fortuna di visitarla, è che il talento e la creatività possono fiorire ovunque. Ed è soprattutto ai margini di una grande (e difficile) città, che si può costruire il futuro.
Chi volesse iscriversi all'Apple Developer Academy di Napoli può farlo qui (il bando è aperto fino al 21 marzo)