C’è un motivo se le cuffiette open-fit sono spesso viste come una scelta di ripiego: comode sì, ma carenti su isolamento, profondità sonora e tenuta nelle orecchie. Huawei, però, ha deciso di non accettare il compromesso. Con le FreeBuds 6, new entry nella densa famiglia auricolari del marchio, la casa cinese prova a fare qualcosa che nel 2025 pochi altri stanno tentando di fare: spingere l’open-fit in territorio premium, alzando il livello del suono, del design e della tecnologia di trasmissione. Non è solo un’evoluzione della precedente versione: è un prodotto con un’identità tutta nuova, costruito su dati biometrici e tecnologie proprietarie, che infonde qualità senza sacrificare la leggerezza.
Un formato da ripensare
In un mercato degli indossabili che continua a crescere (+8,9% anno su anno nel primo trimestre 2025, secondo IDC), Huawei è tra i player più attivi in Europa. Il segmento smartphone resta difficile per via delle restrizioni, ma su wearable e auricolari il brand cinese ha trovato un nuovo spazio: nel primo trimestre dell'anno ha raggiunto il 15,1% del mercato globale e continua a guadagnare terreno nel Vecchio Continente, dove spinge forte su prodotti ben progettati, spesso venduti a un prezzo più aggressivo della concorrenza.
Il design è il primo elemento che colpisce: la forma a goccia delle FreeBuds 6 è il risultato di uno studio su oltre 10 milioni di orecchie, con un modello biometrico tridimensionale per ottenere una calzata stabile ma non invasiva. E funziona: in prova, anche dopo ore d’ascolto – in viaggio, in redazione, persino mentre cucinavamo – non c’è stato particolare affaticamento, se non in lieve misura nel caso di chi scrive, che ha padiglioni auricolari tendenti al lillipuziano. La scelta di eliminare completamente i gommini può far storcere il naso a chi cerca isolamento acustico passivo, ma qui il punto è un altro: lasciare l’orecchio “aperto” pur mantenendo una buona qualità audio.

Tecnologia e resa audio oltre le aspettative
Ed è proprio l’audio il punto forte. Huawei ha inserito in questi auricolari due driver separati: un woofer da 11 mm per le basse frequenze e un microdriver planare per gli alti. Il risultato è un suono davvero molto ampio per un auricolare open-fit. Le voci sono ben definite, i bassi pieni ma mai eccessivi, e gli alti si fanno sentire senza diventare taglienti. Durante l’ascolto di "Nude" dei Radiohead, le voci sovrapposte emergono con chiarezza, i dettagli ambientali si muovono nello spazio con naturalezza e i bassi, pur senza un sigillo ermetico nel canale uditivo, riescono a restare presenti e rotondi. Anche su podcast e telefonate, il parlato risulta sempre naturale, senza quella fastidiosa sensazione ovattata che spesso affligge gli auricolari aperti.
La trasmissione audio fa un altro salto di qualità: le FreeBuds 6 supportano il codec proprietario L2HC 4.0 con trasmissione lossless a 2,3 Mbps, fino a 48 kHz/24 bit. Serve ovviamente un dispositivo compatibile (come un Huawei Mate o uno smartphone con HarmonyOS), ma il guadagno in qualità si sente.
Sul fronte delle chiamate, Huawei ha fatto un buon lavoro: la cancellazione del rumore in chiamata regge anche in ambienti molto rumorosi (fino a 95 dB, secondo i dati ufficiali). Abbiamo fatto una prova in strada, con il traffico e un tram che passava alle spalle, e in un bar affollato durante l’ora di punta. L’interlocutore ci sentiva chiaramente, senza chiedere mai di ripetere. Non siamo ai livelli delle migliori in-ear con gommini e ANC, ma per essere open-fit, il risultato è più che convincente.
La batteria regge bene il passo: 6 ore di ascolto continuo, fino a 36 con la custodia. Ma soprattutto bastano 5 minuti di ricarica per 2,5 ore di musica. Le gesture touch funzionano bene e sono personalizzabili, mentre i controlli tramite movimento della testa (nod/shake) sono più una curiosità che una funzione che si usa davvero tutti i giorni; affidabili, sì, ma non sempre intuitivi, specie in movimento o se si indossa un cappuccio.
Compatibilità e prezzo: dove funzionano davvero
Un piccolo limite? L’app AI Life, che sblocca il pieno potenziale delle cuffie (equalizzazione, codec, aggiornamenti), funziona meglio – e in modo completo – se abbinata a uno smartphone Huawei. Chi ha un telefono Android di altro brand (o, peggio ancora, un iPhone) può usarle senza problemi, ma alcune funzioni potrebbero non essere disponibili. È una limitazione che si sente, se si considera che queste cuffie vogliono parlare a un pubblico ampio.
Il prezzo ufficiale in Europa è di 159 euro, ma già oggi si trovano online con sconti che le portano tra i 129 e i 139 euro. Un posizionamento intelligente, che le colloca sotto AirPods 3 e Buds 2 Pro, pur offrendo una scheda tecnica più audace e un design distintivo.
Non saranno auricolari per tutti, ma sono in parte quel che mancava nel segmento open-fit. E una conferma che Huawei, nel campo dell’audio, non ha intenzione di restare in silenzio.