La ricarica di un veicolo elettrico è senza dubbio una delle principali barriere che c’è ad oggi nei confronti di questo mondo, insieme al costo ancora alto dei modelli in commercio e all’autonomia.
Con le auto termiche siamo stati abituati a "fare il pieno” presso le stazioni di rifornimento, diffuse omogeneamente un po’ dappertutto, ma con l’elettrico l’approccio cambia: si diversifica e non è per forza un male. Anzi, in alcuni casi è anche un vantaggio. Ma andiamo con ordine.
Vorrei acquistare un’elettrica, ma come funziona con le ricariche?
Siamo nel bel mezzo di una transizione globale: i pistoni e i carburatori stanno cedendo il passo a batterie e motori elettrici, e in un simile contesto bisogna ricordare che i cambiamenti sono rapidi e repentini.
Cosa significa? Fino ad un paio di anni fa l’offerta di auto elettriche era limitata a pochi modelli, meno performanti nella ricarica e con autonomia limitata. Sono bastati pochi mesi perché la situazione cambiasse, con tanti nuovi brand che propongono soluzioni adatte per (quasi) tutte le esigenze: si passa dalla microcar elettrica alle piccole citycar e berline all’ultimo grido. Prima di arrivare quindi alla colonnina bisogna conoscere il contesto.
Due esempi estremi: Citroen Ami vs Kia EV6
Via via che si scende di fascia (e di prezzo) si riducono le velocità di ricarica, e questo è un fattore da considerare a seconda delle proprie esigenze. Se ad esempio si possiede un garage con presa di corrente e si cerca un mezzo semplice ed economico per spostarsi in una grande città, allora la Citroen Ami (o sue simili) può essere una scelta azzeccata. Si gira tutto il giorno e poi si rientra la sera in garage, si tira fuori il cavo di ricarica con la shuko e si lascia tutta la notte l'auto agganciata per ritrovarsi il pieno la mattina successiva. In realtà servono “solo” 3 ore per ricaricare la sua striminzita batteria da 5,5 kWh, che garantisce circa 75 km di autonomia. Chiaramente una microcar ha molti vantaggi ma altrettanti limiti, il consiglio per chiunque non volesse approcciarsi alla categoria è dunque quello di puntare su uno dei numerosi modelli di citycar elettriche disponibili ad oggi sul mercato.
Al contrario, chi viaggia per lunghe tratte deve necessariamente puntare molto più in alto e considerare modelli più costosi e molto più performanti nella ricarica (anche nel comfort di guida). Per affrontare spostamenti considerevoli e frequenti servono quindi due cose: ottima autonomia e velocità di ricarica. Un buon esempio è la Kia EV6 Long Range che, in soli 10 minuti, ha dimostrato di poter aggiungere circa 204 km di autonomia. Ciò è possibile grazie alla nuova architettura a 800 V e velocità massima in corrente alternata (DC) fino a 233 kW e, naturalmente, ad una colonnina HPC capace di sostenere simili voltaggi.
Individuare il modello di auto adatto alle proprie esigenze è quindi un passaggio fondamentale in questo momento storico, dove le differenze tra le differenti classi sono ancora sostanziali sia in termini di autonomia, sia nella ricarica rapida.
Ho trovato l’auto perfetta per me: come la ricarico?
Come anticipato in apertura, rispetto alle auto termiche, con le elettriche abbiamo più possibilità di ricarica. Le stazioni di rifornimento non sono l’unica opzione: oltre alle colonnine si può puntare anche sulle wallbox, ma non tutti hanno la fortuna di possedere uno spazio extra per installarla. Ci torniamo fra un attimo.
Gli operatori sono sempre più numerosi, la concorrenza avanza e per i clienti non può che essere un segnale positivo. C'è un però: i prezzi alla spina sono aumentati vertiginosamente nell’ultimo anno, complici le incertezze del settore energetico e i tumulti internazionali. Rispetto al passato, dunque, è diventato sempre più importante informarsi su tariffe e pacchetti dei diversi operatori così da risparmiare qualche decina di euro al mese.
Miglior scenario, ma ancora raro: ho spazio, monto una wallbox
Chi possiede un garage privato (ed è interessato all'acquisto di un’auto elettrica o plug-in) deve necessariamente valutare l’opzione di ricarica a casa, che sia per comodità o per abbattere i costi a kWh. Dovrà quindi installare una wallbox. Ma che cos'è? Si tratta di un apparecchio di piccole dimensioni che trasforma una comune presa di corrente in un punto di ricarica.
La wallbox garantisce una maggiore sicurezza grazie a sistemi di controllo intelligente ed evita così sovraccarichi dell’impianto, che deve essere certificato da un tecnico. La potenza è ovviamente limitata e arriva ad un massimo di 7,5 kW in monofase, fino a 22 kW in trifase. In certi casi sarà necessario aumentare la potenza del proprio impianto da 3 kW a 6 kW, operazione che ha un costo ma di recente è ammortizzata dagli incentivi. Le wallbox in generale godono infatti di diversi aiuti statali che permettono di abbatterne il prezzo e l’installazione.
Scenario più comune: mi serve una colonnina per ricaricare
Secondo le ultime stime fatte dall’associazione Motus-E a inizio aprile, in Italia sono presenti 41.173 punti di ricarica, con 4.401 aggiunti nel primo trimestre 2023 e un ritmo di 340 nuovi punti a settimana. Insomma, stiamo accelerando sulle infrastrutture ma ci sono ancora delle forti disomogeneità tra Nord e Sud, dove circolano sicuramente meno veicoli elettrici e la penuria di colonnine non aiuta.
In due anni le colonnine in Italia sono raddoppiate e le nuove, fortunatamente, sono anche più moderne e rapide.
Dei 41.173 punti di ricarica diffusi nel nostro Paese, bisogna ricordare che molte sono vetuste e lente (alcune lentissime). Non è infatti difficile imbattersi in modelli capaci di fornire un massimo di 3 o 4 kW in corrente alternata (AC), utili soltanto ad essere utilizzate come “posteggi a ricarica lenta”. Conoscere la disponibilità di colonnine nella propria zona non è quindi un fattore secondario.
Le colonnine non mancano, ma quale operatore conviene di più?
La risposta a questa domanda non può essere solo una, perché le case automobilistiche mettono talvolta a disposizione alcune convenzioni su reti affiliate o proprietarie. L’esempio più noto sono i Supercharger Tesla, una rete già ben diffusa ed efficiente che costa 0,46-0,51 €/kWh per chi possiede una vettura del marchio e 0,62-0,69 €/kWh per tutti gli altri (il range è dato dalla differenziazione tra ore di picco e “off-peak”).
Ammesso che non si abbia alcuna agevolazione dalla propria casa automobilistica, la scelta può essere duplice: pagare direttamente alla colonnina, quindi pay-per-use (sfruttando però tariffe più alte), oppure acquistare un pacchetto mensile.
Pay-per-use, che prezzi!
Con il pay-per-use le cose si complicano, e con l'attuale frammentazione del listino, gli operatori di certo non aiutano. Si paga di più man mano che aumenta la velocità di ricarica, quindi le colonnine più lente costano meno e le HPC velocissime di più. Ma quanto di più? Facciamo qualche esempio pratico: con Enel X Way si passa dai 0,69 €/kWh per le colonnine AC fino a 22 kW ai 0,99 €/kWh per quelle in DC che superano i 150 kW.
Con Plenitude + Be Charge si passa invece dai 0,60 €/kWh per le colonnine AC fino a 22 kW ai 0,95 €/kWh per quelle in DC ultra-fast che superano i 150 kW.
Ionity, invece, ha puntato tutto sulle HPC da 350 kW che costano 0,79 €/kWh in modalità pay-per-use.
I pacchetti convengono, ma sono mensili
Quasi tutti gli operatori offrono dei bundle a prezzi particolarmente scontati rispetto a quelli offerti in pay-per-use. Per farlo, hanno trovato però una modalità che "forza" l’utente a perdere o sforare il muro dei kWh acquistati.
Prendiamo ad esempio Enel X Way: a listino, l'azienda offre tre pacchetti che spaziano dagli 80 kWh del “City” (39 euro e 0,49 €/kWh) ai 320 kWh del “Travel Plus” (99 euro e 0,31 €/kWh). Come vedete in ogni caso si sta molto più bassi rispetto al costo alla spina.
Oltre ad un vantaggio economico, l’acquisto dei pacchetti dà libero accesso a tutte le colonnine, senza una distinzione di velocità di ricarica, e in più non si paga per l’occupazione dello spazio. Per evitare infatti gli ingorghi, e lucrare qualcosa in più, gli operatori hanno introdotto da poco una tariffa di occupazione che varia generalmente dai 0,09 ai 0,18 €/min a seconda del tipo di colonnina (le “fast” ovviamente sono le più care).
Il problema dei pacchetti è che sono mensili e, una volta finiti i kWh, bisogna attendere il rinnovo post-scadenza. No, non c’è alcuna possibilità di ampliare il pacchetto già acquisito. Se si deve affrontare un viaggio occasionale e si conosce la distanza da percorrere, non è difficilissimo calcolare i kWh necessari una volta che si ha confidenza con la propria auto elettrica.
Nella quotidianità è tutto più variabile e affidarsi ad un pacchetto può essere rischioso, perché i kWh residui non si cumulano con quelli del mese successivo, ma si perdono. Sarebbe tutto molto più semplice se non ci fosse il limite temporale e si potessero riacquistare i pacchetti una volta terminati. O meglio, se si potesse fare senza dover ricorrere a piccoli sotterfugi.
La nostra esperienza con Polestar 2
Un modo per aggirare il problema c’è e ci è stato suggerito da un operatore su precisa domanda: se il pacchetto finisce, anziché aspettare il rinnovo conviene aprire un nuovo account associato a un altro indirizzo e-mail e riacquistare i kWh necessari. Una grossa perdita di tempo, che però funziona.
L’abbiamo fatto anche noi nella nostra avventura elettrica da Milano alla Puglia in Polestar 2, nonostante avessimo acquistato il pacchetto Travel Plus da 320 kWh (Enel X Way) ne abbiamo consumati di più gironzolando tra le bellissime località pugliesi. Così, al ritorno, siamo stati costretti ad aprire un secondo account con BeCharge (il primo da 100 kWh lo avevamo già consumato nelle settimane precedenti) e acquistare il pacchetto Be Regular da 100 kWh che garantisce un costo di 0,38 €/kWh.
Quanto costa un pieno?
In tanti si domandano quale sia il prezzo effettivo di un "pieno di energia", ma come avrete capito la risposta dipende fortemente dalla presenza o meno di un abbonamento e dal tipo di colonnina che si utilizza. Se si ricarica a casa, allora il costo sarà legato al prezzo dell’energia che paghiamo regolarmente (il PUN di maggio 2023 è 0,105 €/kWh).
Nel caso della Polestar 2 che abbiamo provato nell’ultimo mese, con batteria da 78 kWh, considerando il pacchetto da 320 kWh con cui abbiamo viaggiato gran parte del tempo, possiamo dire che un pieno ci è arrivato a costare circa 24 euro. Per essere precisi bisognerebbe considerare qualcosina in meno, perché non tutti i 78 kWh vengono effettivamente messi a disposizione. In ogni caso, con un pieno la Polestar 2 percorre circa 450 km (reali) in autostrada.
Tradotto, significa che abbiamo speso all’incirca 5,33 € di energia elettrica ogni 100 km percorsi.
Le reti aperte (quasi) a tutti
Per nostra fortuna gli operatori dialogano tra loro, prendono accordi e aprono il proprio network. Questo dettaglio è tanto importante quanto poco conosciuto. In tanti si chiedono se sia obbligatorio legarsi o meno ad un singolo operatore che, magari, è conveniente sulla carta ma è poco presente con le sue colonnine nella propria zona.
Poco importa di chi sia la colonnina, ciò che bisogna fare è scaricare le app dei principali provider come Enel X Way e BeCharge e dare un’occhiata alle loro mappe. Tutte le colonnine che sono presenti nel loro “radar” possono essere utilizzate tramite l'applicazione. Il vantaggio ulteriore è che, tramite app, si possono anche attivare i pacchetti o gli abbonamenti di cui parlavamo poc'anzi.
Tornando al nostro viaggio in elettrico, abbiamo sfruttato il pacchetto Travel Plus di Enel X Way da 320 kW appoggiandoci solo e soltanto alle colonnine superveloci HPC di Free to X ed Ewiva, in entrambi i casi da 300 kW.
Viaggiare così è chiaramente più semplice, anche se la strada da fare è ancora tanta (e non parliamo di viaggio, in questo caso). Sarà necessario, per gli operatori, affinare ulteriormente le modalità di comunicazione e i software impiegati: le app sono numerose e decisamente salvifiche, ma è indubbio che necessitino di ancora un bel po' di implementazioni.