C’è un momento, quando osservi per la prima volta la Mazda CX‑60, in cui sembra davvero di assistere a un cambio di era: la linea è elegante e decisa, le proporzioni classiche da SUV premium (cofano lungo, posteriore compatto, sbalzi corti) parlano la lingua delle tedesche, mentre i dettagli, dal disegno dei fari alla mascherina frontale, raccontano una precisione giapponese che sa di maturità. È il segno di un costruttore che ha deciso di salire di categoria, di sedersi al tavolo di chi questo segmento lo ha inventato.
Il primo SUV PHEV del marchio
La CX‑60 non è solo un'auto lanciata nel 2022 e aggiornata quest'anno, ma è il primo SUV Mazda su piattaforma longitudinale, nonché primo della gamma a proporre una versione plug‑in hybrid di questa potenza e dimensioni. Accanto al PHEV da 327 CV, protagonista della nostra prova di una settimana, ci sono anche versioni diesel mild hybrid 3.3 litri da 200 e 254 CV e un benzina turbo sei cilindri da 280 CV. Ma è la plug‑in a incarnare la sfida più audace, il modello con cui la casa nipponica prova a entrare nel mondo delle grandi ibride ricaricabili premium. E grazie al quale sembrerebbe pronta a sfidare BMW, Audi e Volvo. Solo vivendola davvero, tra traffico, autostrada e strade secondarie, si capisce però dove l’ambizione funziona e dove invece il SUV mostra i suoi limiti. Ci arriviamo.
Prima, l'abitacolo: la CX‑60 accoglie con un’atmosfera ricercata e sedili in pelle morbida, cuciture curate, materiali di qualità, luce naturale che entra dal tetto panoramico. L’ergonomia è buona, la posizione di guida alta e ben impostata. Non c’è la sensazione di “semplice ingrandimento”, ma uno sforzo vero - e riuscito - verso categorie superiori.
Infotainment da evolvere

A rompere l’incantesimo è però il sistema multimediale. Lo schermo centrale da 12,3 pollici è ben definito, ma rispetto alle plance digitali e ai display panoramici che ormai popolano i SUV di fascia alta, sembra piccolo e poco incisivo. Soprattutto, il software è datato: l’interfaccia è macchinosa, le funzioni di connettività limitate e l’assenza di controlli touch durante la marcia costringe a un rotore centrale che rallenta ogni interazione. In un’auto da quasi 70mila euro (arriviamo anche al listino), questa parte lascia la sensazione di un’innovazione fermata a metà, poco coerente con l’ambizione premium del progetto.
Come va in strada
Al volante, la potenza non manca e la meccanica è solida. Il sistema PHEV combina il quattro cilindri 2.5 aspirato a un motore elettrico per un totale di 327 CV e 500 Nm: lo 0‑100 km/h si copre in meno di sei secondi, la trazione integrale dà sicurezza in ogni condizione. Ma il cuore elettrico resta poco incisivo: la batteria da 17,8 kWh promette circa 60 km in modalità EV, ma nell’uso reale ci si ferma spesso attorno ai 45 km. Quando l’elettrico non basta e il termico entra in gioco, lo fa con un passaggio percepibile, interrotto da cambi marcia non sempre fluidi.
Anche la ricarica risente di una concezione ormai superata: massimo 7,2 kW in AC, oltre tre ore per un pieno e nessuna possibilità di ricarica rapida. Nel 2025 questo significa tempi lunghi e gestione poco pratica per chi vorrebbe sfruttare al massimo la parte elettrica. Dopo giorni di guida mista, il consumo medio si è attestato intorno ai 7,5–8 l/100 km: un valore corretto per un SUV potente e pesante, ma non competitivo rispetto alle plug‑in più moderne.

La dinamica di guida rimane uno dei lati migliori: il telaio longitudinale regala stabilità, lo sterzo è preciso, il rollio contenuto. Nelle curve la CX‑60 è sincera, trasmette sicurezza e coinvolge chi ama guidare. Le sospensioni privilegiano il controllo più che il comfort, ma nel complesso l’assetto è coerente con la vocazione dinamica dell’auto.
Alla fine, è il prezzo a riportare il confronto con la realtà: la versione Homura Plus con pacchetti completi supera i 70.000 euro, portando la CX‑60 nella fascia di mercato dei SUV premium più avanzati. Qui, l’infotainment poco evoluto, l’ibrido plug‑in con autonomia ridotta e ricarica lenta pesano di più, perché la concorrenza propone soluzioni più moderne e raffinate.
Nonostante questo, Mazda ha fatto un grande passo avanti: la CX‑60 è elegante, ben costruita, piacevole da guidare, anche se il suo cuore tecnologico, quello che dovrebbe proiettarla in alto (e in avanti), resta a nostro avviso un po' arretrato. Diciamo che è un SUV premium riuscito a metà, che lascia intravedere il salto di qualità ma non riesce ancora a compierlo del tutto.