Tutti gli errori (macroscopici) che ha fatto Piazza Pulita su La7 nel suo viaggio in elettrico

Un anno dopo la puntata "Reggio Calabria in auto elettrica in… 52 ore", la trasmissione televisiva torna a parlare di elettrico e lo fa con approssimazione

di Gabriele Arestivo - 12/06/2023 18:14

Fare informazione presuppone una preparazione sul tema di cui si decide di parlare, ma in TV spesso a pagare è la spettacolarizzazione. Una sensazione rafforzata dalla visione del discutibile servizio di Piazza Pulita sullo stato dei viaggi in auto elettrica andato in onda il 9 giugno su La7 in prima serata, sequel di "Reggio Calabria in auto elettrica in… 52 ore" trasmesso un anno fa.

Le falle di una narrativa portata avanti con informazioni parziali su tecnologia, stato dei lavori, software e rete di ricarica sono molteplici. Ma andiamo con ordine. 

Primo errore: nessun contesto

L’inviata di La7 ha deciso di affrontare un viaggio mettendosi nei panni di chi non sa nulla di auto elettriche e tutto ciò che ne deriva. Un modo, forse, per creare empatia immediata con il grande pubblico, ancora poco informato sul tema e notoriamente carico di scetticismo a riguardo. 

Lo scenario del “neofita” alle prime armi risulta in questo caso poco verosimile: nessuno si sognerebbe adesso di avventurarsi in un viaggio o nel noleggio di un mezzo che non sa come gestire e tantomeno guidare.

Nelle prime battute, ad esempio, l’addetto alla consegna della Tesla Model 3 usata per la prova si trova costretto a spiegare come si guida un’auto automatica (pedali, uso dei piedi e significato dei simboli “N”, “D”, “P” ed “R”). Insomma, una partenza già in salita.

Secondo errore: i Supercharger Tesla aperti a tutti

Non è una novità che la casa californiana abbia avviato un progetto pilota che sta pian piano aprendo la sua rete di ricarica agli altri veicoli elettrici. Sono partiti a novembre 2022 con i primi 20 hub (174 stalli), mentre altri sono arrivati successivamente per un totale di 27 a quanto dice la mappa ufficiale Tesla

Quindi no, non è vero che Tesla (anche se il brand non viene mai citato direttamente per motivi pubblicitari) possiede una rete chiusa di Supercharger, o almeno non più.

La mappa aggiornata con i Supercharger "aperti" a tutti

Terzo errore: l’ansia da ricarica

Uno dei primi timori di chi non si è mai approcciato all’elettrico è quello di restare a piedi. Conoscere la propria auto, le sue necessità e (un minimo) i tragitti che si devono affrontare è quindi molto consigliato. Definire le app di fornitori terzi come Enel X Way, Ionity, BeCharge o FreetoX come "inutili" è pura disinformazione.

Che sia scomodo doversi appoggiare a diverse piattaforme siamo tutti d'accordo, ancor più se si tiene conto degli innumerevoli tariffe, abbonamenti e card previste al momento. Ma bisogna sempre ricordare che la concorrenza fa bene al libero mercato e il vero problema, solitamente, è il monopolio. 

Il software di Tesla ha aiutato la guidatrice nel trovare i punti di approvvigionamento lungo il percorso impostato, un supporto che si può avere anche con altre applicazioni terze utilizzatissime tra i guidatori di elettrico. Un esempio? A Better Routeplanner (ABRP), disponibile sia per Android, sia per iOS. 

Una simulazione di viaggio con meno fermate fatta con ABRP

Conoscere i sistemi e la possibilità di settare le corrette impostazioni permette così di scegliere, ad esempio, se fermarsi più di frequente e restare meno tempo alla colonnina oppure ridurre le soste al minimo. In questa simulazione, ho ridotto all'osso gli stop (ABRP me ne propone solo due), partendo da Roma con la stessa percentuale di carica del 92% di batteria. 

Quarto errore: il ritorno è tutto sbagliato

Voler raddoppiare la sfida e affrontare il ritorno (stiamo sempre parlando di un viaggio di oltre 700 km) sfruttando la rete di altri fornitori al di fuori di quello proprietario è apprezzabile, ma senza un minimo di preparazione si rischia di incorrere in tutti e tre i macro errori discussi finora. 

Tutti i fornitori terzi citati nel terzo capitolo hanno ampliato enormemente le loro infrastrutture e installato nuove colonnine, soprattutto ad altissime prestazioni. Non conoscere quindi le reti e le loro potenzialità crea una barriera iniziale in grado di rendere un incubo l'eventuale lungo tragitto. 

La prima colonnina cui si approccia l'inviata di La7, mostrandola in video, presenta subito un problema: l'app dice che entrambi gli stalli sono disponibili mentre uno dei due è occupato (errore del provider) ma, in ogni caso, si parla di colonnine AC lente (una è da 22 kW e l'altra addirittura da 3,7 kW) e non adatte alle sue esigenze. Perché non pensare di lasciare l'auto in ricarica lenta di notte, a questo punto? 

Quinto errore: velocità di ricarica, questa sconosciuta

Poco dopo si vede la giornalista collegare l'auto ad un'altra colonnina Enel X Way di vecchia generazione, lenta e capace di ricaricare solo il 10% in un'ora. Il suo stupore funziona in TV, chissà quanti si saranno immaginati una situazione simile e avranno esclamato: "Io un elettrica non la prenderò mai!".

Il vero stupore sarebbe da destinarsi a chi ha pensato bene di escludere dal racconto un dettaglio fondamentale come la velocità di ricarica. Facciamo un brevissimo riassunto.

Sul nostro territorio sono presenti colonnine AC (corrente alternata) e DC (corrente continua). Le ultime sono le più moderne e veloci, vantano potenze superiori a 50 kW e arrivano, ad oggi, fino a 350 kW.

Non tutte le auto elettriche supportano la ricarica rapidissima in DC, un po' come avviene per gli smartphone, dove solo i top di gamma vantano velocità elevate. Ci sono dunque diversi fattori in gioco, motivo per cui la scelta di acquisto di un'auto elettrica deve essere ponderata anche in base alle proprie necessità e desideri.

Come erano evitabili le 15 ore impiegate per il rientro

Nel caso di Piazza Pulita, l'auto utilizzata è una Tesla Model 3 che supporta fino a 250 kW in DC, il che significa che è possibile ricaricarla rapidamente anche in una delle stazioni HPC (High Power Charger) di fornitori terzi.

Invece di perdere tempo prezioso a Reggio Calabria - dove le colonnine rapide non ci sono ancora - gli autori del servizio avrebbero potuto ricaricare l'auto lentamente tutta la notte oppure recarsi in una delle colonnine HPC vicine. Lungo la strada del ritorno, a 52 km da Gioia Tauro, c'è un hub Ionity con 5 stalli da 350 kW, quindi ancora più veloci dei Supercharger Tesla. 

ionity hub calabria
Ecco l'hub di colonnine HPC più vicino a Reggio Calabria, è di Ionity

In conclusione

Ci sono una miriade di modi per raccontare l'elettrico e il "doloroso" periodo di transizione che stiamo vivendo, ma farlo tralasciando aspetti fondamentali come quelli elencati in questi capitoli rischia di creare ulteriore confusione nell'opinione pubblica.

I problemi ci sono, eccome: le infrastrutture corrono veloci ma sono ancora insufficienti, soprattutto nel centro sud, l'utilizzo di diversi standard, piattaforme e applicazioni non aiutano. Ci sono tuttavia nuove tecnologie, come il Plug and Charge, che permette già di collegare l'auto alla colonnina e ricaricare senza l'uso di app o carta di alcun tipo, automatizzando tutto il processo. 

Questi anni di passaggio sono inevitabili e bisogna in tutti i modi evitare di creare delle fazioni. Che piaccia o meno la direzione l'hanno tracciata anche i produttori di auto e in futuro i due mondi (termico ed elettrico) continueranno di certo a coesistere.