Bovini geneticamente modificati e più amici dell'ambiente, una necessità irrinunciabile in un pianeta che sta soffocando tra gas serra come anidride carbonica e metano. L'idea è della Semex, multinazionale specializzata in genetica che ha già cominciato a commercializzare seme di toro capace di contrastare le emissioni di metano negli allevamenti.
Un problema reale
In pochi forse sanno che proprio gli allevamenti intensivi rappresentano una minaccia per il pianeta, con milioni di bovini che giornalmente emettono ingenti quantità di metano, un gas serra che trattiene 25 volte in più il calore in atmosfera rispetto al diossido di carbonio.
Secondo le ultime stime (2022), pare che tutto il bestiame del pianeta sia responsabile del 11,1% delle emissioni di gas serra. Per fare un rapido confronto, secondo quanto riportato da Reuters sull'ultimo trimestre dell'anno l'intero settore dei trasporti e storage ha contribuito alle emissioni con il 10%.
Il nuovo seme di toro che riduce l'inquinamento
Da anni si cercano soluzioni che possano tamponare le emissioni di metano: una startup chiamata Rumin8 ha brevettato degli integratori alimentari a base di particolari alghe rosse, un potente antimetanogenico naturale. Semex propone invece di agire alla radice, inseminando mucche che daranno alla luce della prole meno inquinante.
Un allevatore dell'Ontario, in Canada, ha seguito questa procedura lo scorso giugno su 107 mucche e vitelle, e Semex parla di una possibile riduzione delle emissioni annuali dell'1,5% nel breve termine se tutto il paese adottasse la loro tecnologia. Fino ad una riduzione del 20-30% raggiungibile nel 2050.
La vendita del seme modificato non è ristretta al solo paese nordamericano, anzi, è già stato commercializzato in 80 nazioni in tutto il mondo dalla scorsa primavera. Il costo è maggiore rispetto ai semi tradizionali ma un aiuto economico potrebbe arrivare dai governi che, in alcuni casi, stanno attivando sistemi di controllo proprio sulle emissioni degli allevamenti. Un esempio? In Nuova Zelanda, dove dal 2025 gli allevatori pagheranno una tassa in base all'inquinamento prodotto.
Certo, si potrebbe anche pensare di ridurre il consumo di carne pro capite e gli allevamenti intensivi, ma quella è tutta un'altra storia.