Dalle risaie vercellesi, a una settantina chilometri da Torino, spicca un grosso edificio che indossa il riconoscibilissimo logo di Amazon. Non si tratta dell’ennesimo magazzino del colosso dell’e-commerce, di cui l’Italia è ormai disseminata, ma di un polo ancora più distintivo, da quest’anno aperto anche al pubblico: si chiama Operations Innovation Lab e al suo interno vengono testate le ultime tecnologie per ridurre e automatizzare gli imballaggi. Un unicum in Europa, dal momento in cui i due centri “gemelli” si trovano a Seattle e Boston, e su cui Amazon ha scommesso per raggiungere più facilmente i suoi obiettivi di sostenibilità (raggiungere le zero emissioni nette di CO2 in tutte le sue attività entro il 2040). Per finanziarlo sono stati stanziati oltre 700 milioni di euro dal 2019, anno in cui si è riunito il team globale di Mechatronis & Sustainable Packaging dell’azienda.
Da un lato, quindi, il polo è il fulcro di tecnologia all’avanguardia, che comprende macchinari per la movimentazione di pallet e smistamento dei prodotti e unità a guida autonoma a supporto dei dipendenti, e che combina la robotica all’intelligenza artificiale per ottimizzare i processi. Sarà impopolare scriverlo, ma ciò dimostra quanto l’AI oggi possa affiancare l’essere umano per potenziarne – e semplificarne – le mansioni, e senza necessariamente sostituirlo; non è un caso che l’azienda affermi che più di 50.000 posti di lavori nei centri logistici europei abbia beneficiato di miglioramenti grazie alle nuove tecnologie.
Dall’altro, è votato alla sostenibilità, scrupolo più che doveroso per un colosso che nel 2021 vantava un'impronta ambientale tra le più alte nel panorama del tech.
L’innovazione prima di tutto
Curiosando per il Lab, è impossibile non rimanere affascinati dal lavoro delle sue macchine automatizzate: dal robot che attacca le etichette di spedizione sui diverse tipologie di involucri, anche quelli con superfici irregolari, andando a minimizzare gli sprechi; al dispositivo intelligente che assicura che i pacchi si muovano nel centro di distribuzione a velocità regolare, maneggiandoli con delicatezza grazie a speciali ventose e alleviando il carico degli impiegati (umani); fino alle tecnologie di imballaggio automatico che creano buste di carta su misura, calcolando la giusta quantità per evitare eccessi (e risparmiando in media oltre 26 grammi di materiale per ogni spedizione).
Il tutto, orchestrato dai potenti algoritmi di intelligenza artificiale: un esempio è il modello multimodale proprietario Package Decision Engine, costruito sul cloud di AWS (Amazon Web Services), che sceglie la tipologia di imballaggio più vantaggiosa per ogni prodotto identificato, portando di conseguenza a una riduzione di buste, scatole, imballi e nastro adesivo. Il sistema, ad esempio, riconosce se l’articolo è abbastanza resistente da poter rinunciare a una protezione, come nel caso di una coperta, o se invece è potenzialmente fragile e richiede quindi un impacchettamento più massiccio.
Sia le tecnologie, sia i modelli di intelligenza artificiale impiegati sono stati sviluppati internamente, mentre i bracci robotici delle macchine sono il frutto di sinergie con aziende terze del settore, alcune delle quali italiane.
Meno imballaggi è meglio
Per Amazon, però, la priorità è eliminare gli imballaggi quando possibile. L’azienda dichiara che, ad oggi, più della metà degli articoli spediti in Europa abita un imballaggio ridotto e riciclabile, o addirittura non lo abita proprio, grazie all’opzione “Spedito senza imballaggio aggiuntivo”, che nel 2023 ha coperto il 12% delle spedizioni. Sempre in Europa, una spedizione Amazon su due viene consegnata con un imballaggio ridotto (busta di carta o cartone) e, dal 2019, più di un miliardo di spedizioni hanno viaggiato senza imballaggio. Ultimo dato, ma non per importanza: grazie a queste accortezze, lo scorso anno sono state evitate 446.000 tonnellate di packaging nel mondo.
Oltre alla forma, è importante rivedere la sostanza: il colosso dell’e-commerce sta testando imballaggi realizzati con materiali di origine vegetale, tra cui amido di mais e olii vegetali, che per ora restano appannaggio di Amazon Fresh a Valencia, in Spagna, ma che in futuro potrebbero allargarsi al resto del mondo.
Consegne con i droni presto anche in Italia
Oltre che sull'elettrificazione delle flotte, un programma che ha già portato a 3.000 veicoli a batteria per le consegne in Europa, Amazon continua a scommettere sui droni per le consegne, che presto porterà in Italia. Il Belpaese, come ha dichiarato alla stampa Stefano La Rovere, direttore internazionale per la robotica dell'azienda, sarà il primo, al di fuori degli Stati Uniti, ad avviare la loro sperimentazione per le consegne a breve raggio (verosimilmente di materie di prima necessità). L'ufficialità potrebbe arrivare già a fine anno, una volta ultimate le trattative con Enac, Enav ed Easa.