Che fosse un anno metereologicamente più strano degli altri lo sapevamo già, almeno in Italia dove abbiamo vissuto un insolito e piovosissimo e fresco inizio d'estate. Ma la tendenza globale è un'altra e a dimostrarlo sono stati i termometri impazziti della prima settimana di luglio, la più calda di sempre secondo la World Meteorological Organization.
I record sono stati infranti sia a terra sia a mare, un segno ulteriore che El Niño si sta già facendo sentire dopo le anomalie segnate già nelle scorse settimane, dalla terribile siccità in Spagna alle fortissime ondate di calore in Cina, negli Stati Uniti e nel Regno Unito (che ha vissuto il giugno più caldo dal 1884).
"Siamo in un territorio inesplorato e possiamo aspettarci che altri record cadano con l'ulteriore sviluppo di El Niño e che questi impatti si estendano fino al 2024", ha dichiarato Christopher Hewitt, direttore dei servizi climatici dell'OMM.
Il 4 luglio è stato il più caldo
Parlare in termini assoluti è sbagliato, d'altronde le nostre misurazioni vantano un database giovanissimo che va indietro di soli 80 anni, ma basta per delineare comunque la tendenza. Lo scorso martedì 4 luglio è un giorno da record: la temperatura globale ha raggiunto i 17.18 °C, la più alta dal 1940. Il massimo raggiunto in precedenza era del 13 agosto 2016 con 16.92 °C, anno dell'ultimo avvistamento de El Niño.
Secondo gli esperti è plausibile pensare che quest'anno vedremo susseguirsi altri picchi di caldo, soprattutto nelle prossime 6 settimane. La preoccupazione immediata è per i più deboli e fragili che non sopportano queste ondate di calore, tuttavia ad essere in pericolo sono tutti gli ecosistemi, soprattutto quelli più delicati come quello dell'Artico.