Dopo sei anni di attesa e quattro governi diversi, l’Italia ha finalmente dato il via libera al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), un programma per affrontare le sfide climatiche del futuro e ridurre la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici.
Il PNACC in sintesi
Il PNACC è il frutto di un lungo lavoro di analisi e consultazione, avviato nel 2015 con l’approvazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC), ma ad oggi si inserisce in un contesto più ampio, europeo e mondiale, anche alla luce di quanto emerso durante la Cop28 di Dubai.
Nel documento viene scattata una fotografia della situazione climatica attuale e futura, evidenziando le principali problematiche che affliggono il Pianeta e il territorio nazionale, come la siccità, l’innalzamento del livello e della temperatura dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le alte emissioni di CO2 e altro.
Per adattarsi a questi scenari, il PNACC propone 361 azioni, suddivise in misure nazionali e regionali, che riguardano l'ambito naturale, sociale ed economico. Le azioni sono classificate in tre categorie: soft, che non richiedono interventi strutturali e materiali diretti, green, che li richiedono a livello “naturale” e grey, che li richiedono a livello di miglioramento di impianti e infrastrutture. Tuttavia, su 361 azioni, più di 250 sono soft, dunque solo propedeutiche alle altre categorie più importanti e incisive.
Le critiche al PNACC
Non sono mancate le critiche nei confronti del piano, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste. Secondo il WWF, il PNCC manca di indicazioni precise su cosa bisogna fare concretamente per arginare i cambiamenti climatici e come finanziare tutto ciò. Il WWF chiede al governo di integrare il PNACC con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che prevede 69 miliardi di euro per la transizione ecologica.
Anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha sollevato dubbi sulla copertura finanziaria del PNACC, sottolineando che le risorse necessarie per attuarlo non si intravedono nemmeno all’orizzonte (tantomeno nell’ultima legge di bilancio). Fedriga ha chiesto al governo di coinvolgere maggiormente le Regioni nella definizione e nell’attuazione del Piano, in quanto enti più vicini ai territori e alle loro esigenze.
Le prossime tappe del PNACC
Il PNACC è attualmente sottoposto a procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS), che prevede la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Affinché non rimanga solo sulla carta, è tuttavia fondamentale che vengano stanziate le risorse economiche necessarie per attuarlo e che vi sia una forte collaborazione tra tutti i livelli istituzionali e i portatori di interesse.