Fukushima: i rischi per l'ambiente dopo il riversamento in mare

L'operazione inizierà il 24 agosto ed è stata etichettata come "sicura" dall'agenzia internazionale Iaea

di Redazione - 23/08/2023 10:55

Il governo giapponese ha deciso di rilasciare in mare l'acqua contaminata rimasta nell'impianto di Fukushima dopo il disastro di marzo 2011, un'operazione molto discussa che inizierà il 24 agosto. Le opinioni degli esperti sono contrastanti: da una parte ci sono le dichiarazioni dell'Iaea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, che parla di un piano sicuro, dall'altra lo scetticismo di ambientalisti e Paesi adiacenti come la Cina e la Corea del Sud. 

Il via libera dopo un report dell'Iaea

Lo scorso 4 luglio è stato lo stesso direttore generale dell'Iaea Rafael Mariano Grossi ha presentare uno studio di due anni al premier giapponese Kishida, un report che riporta di "un impatto radiologico trascurabile per persone e ambiente". L'acqua radioattiva ancora presente nelle cisterne dell'impianto è stata trattata con un procedimento chiamato Advanced Liquid Processing System (ALPS), così da ridurne drasticamente la pericolosità e riportare il trizio (isotopo dell'idrogeno) sotto gli standard di sicurezza. 

L'agenzia internazionale sarà presente durante le operazioni di riversamento e condividerà i dati relativi all'operazione con la comunità scientifica. L'obiettivo del governo giapponese è la massima trasparenza, così da provare a risollevare la reputazione dell'area. Già adesso molti paesi europei hanno tolto le restrizioni sull'importazione di cibo dal Giappone, ma tale apertura non riguarda tutti e in Cina hanno avviato test di radiazioni su tutti i prodotti ittici giapponesi. Oltre al ban totale d'importazione da molte prefetture del paese del Sol Levante. 

Operazione trentennale

Non sarà di certo l'ultima volta che ne sentiremo parlare. Il processo di riversamento di questi giorni appare sicuro e controllato, ma si tratterà soltanto di una piccola parte dell'acqua radioattiva contenuta nelle cisterne. La Tepco, società che gestiva l'impianto nel momento del disastro, sostiene che soltanto il 30% delle circa 473.000 tonnellate di acqua siano state trattate adeguatamente. La previsione è, dunque, che serviranno almeno trent'anni per svuotare interamente le cisterne in tutta sicurezza.