Dove finiscono davvero i resi Amazon: il nostro tour nel centro MXP5 di Piacenza

Primo centro Amazon in Italia, oggi è l’unico hub nazionale per i resi di prodotti piccoli. Vi raccontiamo come persone, processi e test provino a dare una seconda vita ai pacchi che tornano indietro

di Redazione - 05/12/2025 12:42

L’e-commerce ci ha abituati a una sola narrazione: il pacco che arriva veloce e (quasi sempre) perfetto. Ma la parte più interessante, e forse anche meno nota, è quella che non vediamo quasi mai. È il viaggio di ritorno, quando un acquisto si trasforma in un ripensamento e quel ripensamento deve diventare una decisione industriale.

MXP5, a Castel San Giovanni, provincia di Piacenza, nasce nel 2011 come primo centro logistico Amazon in Italia, riconvertito quest'anno nel primo e unico centro resi del Paese per i prodotti di piccole dimensioni. Una scelta che cambia la prospettiva, e la sposta non solo sul miglioramento delle consegne, ma su una gestione più efficiente di tutto ciò che rientra. Andando a costruire una seconda vita per ciò che non è andato bene al primo giro.

Il centro di Piacenza

Non aspettatevi un centro altamente automatizzato come l'Operations Innovation Lab di Vercelli, dove la robotica più spinta affianca (o sostituisce) i dipendenti. La storia di MXP5 è anche quella di una tecnologia diventata via via meno competitiva rispetto agli impianti più recenti, e proprio per questo ripensata in funzioni diverse fino all’approdo attuale, centrato sul post-vendita e sulla gestione dei resi (a cui si aggiunge una parte marginale di "fullfilment", in gergo la spedizione al pubblico, di prodotti di categorie sensibili e ad alto valore, tra cui aerosol, prodotti infiammabili, smartphone, PC e così via). Anche il nome racconta qualcosa delle origini: MXP richiama il codice di Malpensa come riferimento logistico, mentre il 5 indica il quinto progetto interno di questo tipo.

Qui lavorano 1.300 dipendenti a tempo indeterminato su tre turni e, secondo quanto ci è stato raccontato durante la visita, il sito è un mosaico di professionalità e provenienze, con circa sessanta nazionalità rappresentate e una composizione di genere vicina a un 58% di uomini e 42% di donne, cosa alquanto rara per il settore della logistica.

Il processo è più vicino a un triage che a un banale smistamento. Nel primo step si apre il pacco, si verifica che cosa sia stato restituito, lo si scansiona e lo si avvia su nastro verso la seconda linea. Qui i prodotti vengono suddivisi per categorie e ispezionati con criteri rigorosi: se soddisfano gli standard di qualità possono tornare in vendita come nuovi, altrimenti entrano in percorsi alternativi che includono la rivendita come usato tramite Amazon Seconda Mano o il ricondizionamento della linea Renewed, oltre ad altri canali come liquidatori, ritorno al fornitore, donazione alla comunità e, in casi estremi, riciclo.

L’elettronica è la famiglia che richiede più attenzione, insieme all’abbigliamento, ed è qui che la tecnologia diventa più visibile. Nel centro esiste una gabbia di test dedicata ai prodotti di alto valore: i droni vengono provati in un’area chiusa e i dispositivi sono controllati con procedure e interfacce che guidano gli operatori nelle verifiche (videogiochi e console compresi). È un passaggio cruciale perché la promessa della circolarità non regge senza la certezza del funzionamento: un prodotto che rientra sul mercato deve avvicinarsi il più possibile al valore di fabbrica, ci spiega Fabio Procopio, General Manager di MXP5. Anche la palletizzazione oggi viene alleggerita da soluzioni automatizzate rispetto al passato, che riducono le attività più ripetitive e usuranti.

La circolarità come processo

Questa filiera racconta una strategia che Amazon lega esplicitamente al Climate Pledge e all’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2040. E che prevede che l'attenzione all'ambiente non si limiti solo a gestire ciò che torna indietro, ma anche a ridurre il numero di resi che nascono a monte. L'azienda dice di utilizzare l'analisi dei dati l'intelligenza artificiale per individuare le categorie con più resi e correggere ciò che spesso li genera, come schede prodotto poco chiare, informazioni incomplete su taglie e compatibilità e contenuti visivi insufficienti. Ridurre gli acquisti sbagliati prima che diventino pacchi di ritorno, quindi, perché la circolarità più efficace è sempre quella che evita il reso del tutto.

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