L’Unione Europea ha adottato misure concrete per promuovere la sostenibilità nel settore edilizio attraverso la Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD), meglio nota come Direttiva Case Green. Questa normativa mira a ridurre il consumo energetico degli edifici, responsabili di circa il 40% del consumo energetico totale nell'UE. La direttiva impone agli Stati membri di adottare standard minimi di efficienza energetica per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni degli edifici esistenti, con l'obiettivo di raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.
Un aspetto cruciale della direttiva è appunto il focus sulle case, che devono essere progettate per garantire un basso impatto ambientale e un elevato risparmio energetico. Gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a energia quasi zero (nZEB), ovvero costruiti in modo da consumare pochissima energia, la quale dovrà provenire principalmente da fonti rinnovabili. Per le abitazioni esistenti, gli Stati membri devono incentivare interventi di riqualificazione energetica che portino a una significativa riduzione delle emissioni e dei consumi.
Dalle parole ai fatti
Ma in che modo questa politica si potrà tradurre anche in un vantaggio per i consumatori? In Italia la transizione verso le Case Green delineata dall’UE rappresenta una sfida economica e sociale di vasta portata. Secondo il Codacons, gli interventi di riqualificazione energetica potrebbero comportare costi medi tra i 35mila e i 60mila euro per abitazione, con la sola sostituzione delle caldaie che potrebbe raggiungere i 16mila euro.
Di fronte a questo scenario, si capisce perché l’Italia debba ragionare su un piano d’azione. Nello specifico, entro il 31 dicembre 2025 l’Italia dovrà inviare alla Commissione Europea la sua proposta di piano nazionale contenente le politiche attuative della direttiva accompagnata da eventuali incentivi per tutelare chi non dispone della liquidità necessaria. Il tutto, va da sé, senza compromettere i bilanci statali. L’esperienza recente con il Superbonus, e i suoi strascichi negativi (si pensi ai tanti cantieri fermi per mancanza di fondi), rappresenta un precedente troppo caldo per essere ignorato.
Verso l'indipendenza energetica
Se sul piano delle politiche infrastrutturali ci sono ancora molti dubbi da chiarire, sulle opportunità per i consumatori gli addetti ai lavori concordano: la fine dell’era delle caldaie a gas potrà abilitare una riduzione dei consumi piuttosto consistente, grazie anche all'utilizzo delle nuove tecnologie abbinate alle fonti rinnovabili. "Con un ecosistema completo di pompe di calore, pannelli solari e batterie di accumulo, le case italiane possono ridurre le emissioni di carbonio e massimizzare i risparmi in bolletta fino al 100%”, sottolinea Anthony Loizeau, CEO di Aira Italia, azienda di origini svedese nata con la missione di decarbonizzare le case europee attraverso l'elettrificazione del riscaldamento domestico.
Un aspetto cruciale della direttiva risiede infatti nel concetto stesso di case green, che - come detto - dovranno garantire un elevato risparmio energetico grazie anche al ricorso alle fonti rinnovabili. In questo senso quello fra fotovoltaico e pompe di calore è da più parti considerato un connubio in grado di limitare, finanche azzerare, i costi diretti sui consumi legati alla climatizzazione domestica.
Proprio nell’ottica di enfatizzare la percezione al risparmio e ridurre al contempo le distanze dalla piena adozione delle tecnologie, la stessa Aira ha creato un servizio all-inclusive con zero costi iniziali e ha siglato una partnership con Global Solar Italia , società con sede a Padova che fornisce soluzioni di efficentamento energetico quali pannelli fotovoltaici, batterie d’accumulo, inverter, colonnine di ricarica e pompe di calore. Un accordo, precisano i responsabili delle due società, che al di là dell’intesa commerciale, punta allo sviluppo di un ecosistema allargato di prodotti e servizi che accompagni famiglie e imprese verso l’indipendenza energetica.