La startup singaporiana Flint sta sviluppando un'idea tanto audace quanto innovativa: lo sviluppo di una batteria diversa da tutte le altre che non si limita a sostituire il litio, ma vuol ridefinire l'essenza stessa dell'accumulatore moderno.
Un'alchimia verde di cellulosa
Protagonista di questa batteria è la cellulosa, associata a metalli non critici come zinco e manganese. L'obiettivo del team di Singapore è arrivare ad un livello di 226 Wh/kg di densità energetica e con un ciclo vitale paragonabile alle batterie tradizionali.
un altro grande vantaggio sta nella sua anima flessibile: dimentichiamoci i rigidi mattoni energetici che costringono designer e ingegneri a compromessi estetici e funzionali. Questa batteria si adatta agli spazi, abbracciando la forma del dispositivo che andrà ad alimentare.
Il team guidato da Carlo Charles ha tradotto una semplice domanda - "Perché gli strumenti energetici devono danneggiare il pianeta?" - in una soluzione tangibile. Con pragmatismo visionario, hanno sviluppato una tecnologia compatibile con gli attuali processi produttivi delle batterie al litio.
Il costo? Una volta entrata in produzione, e superati gli ostacoli tecnici che il team sta affrontando, si potrebbe arrivare a 50 dollari per kilowattora, meno della metà rispetto al litio-ione. Un potenziale obiettivo reso possibile da materiali sostenibili che la natura ci offre in abbondanza.
Sicurezza e circolarità
Gli elettroliti acquosi eliminano lo spettro degli incendi, la nuova batteria di Flint sarebbe infatti più sicura di qualsiasi batteria tradizionale. A fine vita, oltretutto, i metalli impiegati potrebbero tornare nel ciclo produttivo mentre il resto finirebbe in un comune ciclo di compostaggio naturale.
Con 2 milioni di dollari di finanziamento iniziale, Flint si prepara alla produzione pilota nel 2025. Un sogno? Forse. Ma anche realizzando solo parte delle sue promesse, avremmo tra le mani una batteria che non è solo un dispositivo, ma un manifesto di sostenibilità e innovazione responsabile.