L’atomo torna nell’agenda energetica italiana: via libera all’Alleanza europea

Il governo Meloni punta sul nucleare di nuova generazione per affrontare la crisi climatica ed energetica. Attesi i primi reattori entro il 2035

di Redazione - 17/06/2025 11:31

Dopo oltre trent’anni ai margini del dibattito atomico, l’Italia torna a fare sul serio. Durante il Consiglio Energia dell’Unione Europea, il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato l’adesione ufficiale del nostro Paese all’Alleanza Nucleare Europea: un gruppo di Stati membri che spingono per includere il nucleare tra gli strumenti centrali della transizione energetica.

Fino a oggi, Roma aveva mantenuto un profilo prudente, partecipando ai tavoli solo in veste di osservatore. Ora il cambio di passo è netto: l’Italia diventa il quattordicesimo membro effettivo, accanto a Paesi come Francia, Polonia, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi. Un blocco sempre più compatto che chiede alla Commissione di trattare l’atomo al pari delle rinnovabili, sia sul piano politico che finanziario.

Un’alleanza che guarda al futuro

Fondata nel 2023 su iniziativa francese, l’Alleanza Nucleare Europea ha come obiettivo dichiarato quello di rafforzare il ruolo del nucleare nella decarbonizzazione, nella sicurezza degli approvvigionamenti e nell’autonomia strategica dell’Europa. Un primo risultato è già arrivato: l’inclusione dell’atomo nella tassonomia verde dell’Unione. Si tratta di un riconoscimento importante, che consente l’accesso ai principali strumenti di finanziamento della transizione, dalla BEI all’Innovation Fund, fino agli IPCEI.

Ma il cuore dell’agenda è soprattutto tecnologico. L’Alleanza punta sulle nuove generazioni di reattori, in particolare gli SMR (Small Modular Reactors), piccoli impianti modulari pensati per essere più compatti, sicuri e rapidi da costruire rispetto alle centrali tradizionali. In parallelo, lo sguardo si rivolge già agli AMR (Advanced Modular Reactors), sistemi di quarta generazione che promettono maggiore efficienza, una gestione più avanzata del combustibile e riduzione delle scorie.

In questo contesto, Bruxelles ha già avviato la European SMR Industrial Alliance, una piattaforma di cooperazione pubblico-privata tra governi, industrie e centri di ricerca. Anche l’Italia punta a portare un contributo attivo.

Un ritorno all’atomo, questa volta per restare

L’ingresso nell’Alleanza si inserisce in un percorso più ampio avviato dal governo Meloni, che punta a diversificare il mix energetico nazionale. È già stato depositato in Parlamento un disegno di legge per riaprire al nucleare civile, con l’obiettivo dichiarato di attivare un primo SMR entro il 2035.

Per sostenere lo sviluppo industriale, è nata Nuclitalia, la joint venture tra ENEL, Ansaldo Energia e Leonardo, che punta a creare una filiera italiana del nucleare: progettazione, costruzione e gestione di reattori modulari, in una logica integrata con il contesto europeo.

L’Italia, insomma, non vuole più limitarsi ad assistere. L’ambizione è tornare protagonista, anche sul piano tecnologico e industriale, dopo decenni di stop.

Sfide tecniche, politiche e culturali

Ma se la direzione è chiara, la strada è tutt’altro che semplice. L’avvio di una nuova stagione nucleare richiederà tempi lunghi, investimenti importanti, normative precise e soprattutto consenso sociale. L’opinione pubblica italiana resta divisa, e due referendum – nel 1987 e nel 2011 – hanno già segnato a dovere il rapporto del Paese con l’atomo.

A livello europeo, il fronte del “no” resta attivo con Austria e Lussemburgo apertamente contrari, mentre la Germania(che ha da poco spento le sue ultime centrali) partecipa ai lavori dell’Alleanza come osservatore, senza però ostacolarne l’azione.

Il ritorno dell’Italia nel campo del nucleare arriva in un momento in cui l’Europa ripensa radicalmente il proprio assetto energetico. Il contesto geopolitico, segnato dalla crisi del gas post-Ucraina, e la necessità di raggiungere gli obiettivi climatici spingono verso soluzioni ibride: solare, eolico, accumulo, idrogeno e ora, di nuovo, anche atomo.

Questa volta però, per trasformare l’intenzione in realtà, non basteranno le alleanze politiche o gli annunci di principio. Serviranno scelte operative, cantieri aperti, trasparenza nel confronto pubblico. E una direzione chiara, che non si fermi al primo ostacolo.