Se non bastassero le immagini devastanti che arrivano di continuo dalla Romagna, ecco quelle più tecniche ma meno confortanti dei satelliti ESA che ci aiutano di continuo ad osservare dall'alto gli effetti macroscopici del riscaldamento globale.
Il protagonista, suo malgrado, è l'Artico, punto nevralgico dove gli effetti del cambiamento climatico si manifestano con rapidità maggiore rispetto a tanti altri angoli del pianeta. L'aumento delle temperature non sta soltanto destabilizzando il delicato ecosistema artico ma sta attivando dei pericolosi effetti a catena che si ripercuotono su scala molto più ampia.
L'importanza del Permafrost
Lo scioglimento del permafrost determina il rilascio di enormi quantità di metano e anidride carbonica fino adesso intrappolata tra i ghiacci, accelerando ulteriormente l'effetto serra.
Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti è poi la scomparsa del ghiaccio marino: l'acqua del mare infatti congela per formare ghiaccio di acqua dolce. Solo un po' del sale resta intrappolato e il resto si accumula nell'acqua sottostante che diventa più salata, più densa e si muove verso il fondo del mare, alimentando le correnti e la circolazione oceanica globale. Senza la formazione del ghiaccio tutto questo processo si arresta e porta a dei cambiamenti sostanziali.
Un impatto diretto si registra ad esempio in Groenlandia, dove lo scioglimento della calotta polare sta accelerando e contribuendo all'innalzamento del livello del mare. Oltretutto, il rilascio di enormi quantità di acqua dolce nell'Oceano Atlantico settentrionale sta modificando i modelli di circolazione oceanica, dando vita a eventi metereologici estremi come tempeste e ondate di calore in varie parti del globo.